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Nella giungla di Velociopoli
C’era una volta, nella giungla di Velociopoli, un bradipo di nome Ettore, un piccolo e simpatico animaletto, col musetto sempre sorridente, ma la sua estrema lentezza si distingueva dagli altri amici della giungla e, non solo, anche la straordinaria capacità di sopravvivenza quasi strategica, la sua apparente fragilità attraverso un movimento deliberatamente lento e quasi impercettibile, egli infatti riusciva a mimetizzarsi perfettamente diventando quasi invisibile ai predatori.
Nella giungla di Velociopoli tutti gli altri animali correvano sempre e saltavano da un albero all’altro, Ettore si muoveva piano, lentamente, lentissimamente, non era solo la giungla ad essere veloce, no, erano le giornate, le parole, i pensieri, perfino le foglie cadevano in fretta, come se avessero un appuntamento da rispettare in accordo col tempo.
Le stagioni passavano come notifiche, gli uccelli twittavano e gli alberi sembravano crescere in tutta fretta per restare competitivi, una corsa ansiogena, come se tutti gli animali avessero confuso l’efficienza con la felicità.
Ettore invece no, egli
camminava come chi, sceglie ogni singolo passo, con eleganza, respirava come chi, collega l'anima alla coscienza, come chi,
non ha dimenticato quel calmo alito di vento, come chi e capace di ascoltare e sentire... per il cuore, gli occhi sono privilegi da contemplare.
Ogni giorno osservava il sole salire, con calma,
ogni tanto si fermava per niente, in quel niente, trovava tutto, ma gli altri animali lo prendevano in giro.
— “Ettore, ti perderai tutto!”.
E lui, sorridendo:
— “Magari troverò il resto durante il mio scampolo di sonno sul mio ramo preferito che, mi accoglie a foglie aperte".
Un giorno arrivò la grande notizia:
“Il Torneo della Velocità Universale!”.
Il premio? Una medaglia d’oro e il titolo di Animale Efficiente dell’Anno.
Un evento organizzato da un gruppo iperattivo di scoiattoli e gazzelle.
Gli animali si allenarono con frenesia, il ghepardo si cronometrava al millisecondo, la lepre faceva podcast motivazionali.
Il colibrì aprì un canale streaming:
“Velocità è Vita!”.
Ettore, curioso, si iscrisse anche lui, non per vincere, solo per vedere com’era il mondo che correva.
Alla partenza, un’esplosione di energia: polvere, rumore, adrenalina, tutti pronti e... Via!
Ettore partì… un po’ dopo, a rilento come al solito, camminava piano, guardando le nuvole, salutò una lumaca, annusò un fiore, fece amicizia con una pietra e si fermò a metà percorso per una pennichella pomeridiana meditativa.
Intanto gli altri correvano così forte da non vedere più nemmeno il traguardo.
Alcuni si sfinirono, altri litigarono tra loro per chi fosse “più avanti”.
Alla fine, Ettore arrivò da solo, al tramonto.
Il traguardo era deserto, solo il vento lo accolse, egli si sdraiò sull’erba e guardò il cielo tingersi di rosso.
- “È bello arrivare,” disse, “ma è ancora più bello essere qui".
Il giorno dopo, quando gli altri si risvegliarono confusi e doloranti, la vecchia civetta, giudice di gara disse:
— “La gara non l’ha vinta chi è arrivato primo, ma chi è arrivato intero".
Da quel giorno, nella giungla di Velociopoli comparvero panchine tra gli alberi, pause caffè tra le formiche e un nuovo motto scritto sulle foglie:
- La lentezza non è pigrizia. È attenzione, respiro, e la libertà di vivere la natura al proprio ritmo. A volte, chi va piano non arriva prima, ma arriva davvero, il vero viaggio non accade quando corriamo, ma quando finalmente ci fermiamo.
Riflessione finale
Nel mondo che corre, Ettore ci ricorda che la chiave del regno della giungla non è negli eventi, ma nel modo in cui scegliamo di reagire ad essi.
La fretta, il cambiamento, la complessità non si fermano, ma possiamo imparare ad adattarci e la resilienza, la lentezza più profonda nasce dal sapersi trasformare, senza perdere mai sé stessi.
Liberarsi dalle abitudini che imprigionano, coltivare alternative, mantenere l’equilibrio, il vero percorso di forza.
Ettore non si è mai fermato,
ha solo dato a piccoli passi un esempio, camminare alla velocità della Vita.
E il suo mondo, per la prima volta, rallentò, forse solo per un istante, ma quell’istante nel complesso bastò, ascoltando il silenzio o il respiro di chi... ci sta accanto.
Fine
Stefania Giudice
01 novembre 2025